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Visione e missione

Qual è il nostro sogno?
Vivere e offrire una profonda amicizia in Cristo.

L’uomo è creato per la comunione d’amore. Il mistero di comunione di Dio che è Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, è profondamente iscritto in noi. Dov’è il bene dell’uomo? Nell’imparare ad amare e a lasciarsi amare, a credere, a sperare. Siamo di Dio, Lui ci invita a vivere una vita con Lui.

L’amicizia in Cristo Gesù è esperienza di questo: sperimentare la grazia dell’elezione reciproca in Lui, diventare un’anima, cioè una vita, comunione di intelletto, di volontà, di affetti. E nell’esperienza dell’amicizia imparare la propria vocazione, il dono della propria vita. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15, 13).

L’esperienza dell’amicizia in Lui si apre alla testimonianza, al servizio, alla missione, all’evangelizzazione: è possibile in Lui imparare ad amare per sempre.

Ulteriori testi

Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l'uomo e il cristiano.
Giovanni Paolo II
Novo Millennio Ineunte (2001), n. 43.

Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte (2001), n. 43.

Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo.

Che cosa significa questo in concreto? Anche qui il discorso potrebbe farsi immediatamente operativo, ma sarebbe sbagliato assecondare simile impulso. Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità.

Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede nell’unità profonda del Corpo mistico, dunque, come «uno che mi appartiene», per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia.

Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un «dono per me», oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto. Spiritualità della comunione è infine saper «fare spazio» al fratello, portando «i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,2) e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie. Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita.

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